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Qualche riflessione sui dati di Ecosistema Urbano per Varese

La comunità scientifica e gran parte dell’opinione pubblica considera l’ambiente e le misure di intervento per combattere il riscaldamento ambientale come la priorità assoluta per i prossimi anni. Questo in particolare per tutelare la possibilità di sopravvivenza delle future generazioni in un Pianeta che è al collasso e in cui il Overshoot day (e cioè il giorno in cui abbiamo consumato tutte le energie disponibili per quell’anno) arriva sempre prima.

E’ chiaro che molti degli interventi dovranno aver luogo nelle città, dove le persone migrano costantemente in cerca di lavoro, abbandonando le zone a maggiore vocazione agricola.

Questo semplicemente per ricordare quanto avevamo già indicato lo scorso anno in una nostra analisi, dove sottolineavamo i risultati di alcuni studi prospettici delle agenzie internazionali (ONU – World Population Prospects, ed altri) secondo i quali nel 2050 una popolazione mondiale di circa 10 miliardi di persone vivrà in particolare nelle megalopoli. Questo solo per sottolineare la tendenza attuale allo spostamento di ulteriori 2,5 miliardi di persone nelle aree urbane nei prossimi 30 anni, e la conseguente crescita esponenziale di molte città. Nel 1990 solo dieci città erano abitate da più di 10 milioni di abitanti, nel 2050 si stima che saranno oltre 40, con tutto quello che questo comporta in termini di controllo dell’impatto e gestione delle risorse.

E’ chiaro, pertanto, che le città sono l’obbiettivo principale per attuare le politiche ambientali, e che tutte le analisi da tenere in considerazione dovranno vertere su queste ultime in particolare.




Del tutto recentemente è stato pubblicato il Rapporto sulle performance ambientali delle città (Rapporto “Ecosistema urbano”) grazie al quale 104 Comuni capoluoghi di provincia vengono analizzati sulla base di un set di indicatori in 5 macro aree (Verde e suolo, Qualità dell’aria, Acqua, Mobilità e Rifiuti). Ogni macro area è stata suddivisa in sottoinsiemi: Verde e suolo (Isole pedonali, Alberi, Verde Urbano, Solare termico e fotovoltaico, Uso efficiente del suolo), qualità dell’aria (Biossido di azoto, PM10, Ozono), Acqua (Consumi idrici domestici, Dispersione della rete idrica, Capacità di depurazione), Mobilità (Passeggeri del trasporto pubblico, Offerta del trasporto pubblico, Tasso di motorizzazione, Incidenti stradali, Piste ciclabili) e Rifiuti (Produzione di rifiuti pro capite e Raccolta differenziata).

E’ un documento di analisi importante, in quanto per ognuna delle provincie interessate ci consente di valutare non solo dove siamo in termini di lotta al global warming, ma soprattutto ci consente di osservare i progressi in un arco temporale oramai importante dato che siamo arrivati alla 28a edizione del rapporto.

E’ interessante, a questo punto, analizzare i progressi che Varese ha registrato nel tempo ed in particolare negli ultimi anni, confrontandoli con le opportunità del PNRR ed i programmi elettorali che hanno accompagnato la recente tornata elettorale amministrativa, per capire se e fino a che punto gli obiettivi politici possano far tesoro della disponibilità economica del PNRR per rispondere alle necessità individuate nel rapporto.

Da un punto di vista generale, Varese ha scalato la classifica delle città guadagnando dallo scorso anno quasi 20 posizioni, passando dalla 62 posizione del 2020 alla 44 posizione del 2021. Un risultato ragguardevole anche se per capire meglio dove andare investire per ulteriori miglioramenti dobbiamo andare a analizzare le singole aree del rapporto.




 

Area Verde e suolo



Rispetto agli anni precedenti, il consumo di suolo non accenna a migliorare e rimanere in una situazione stazionaria. Rispetto alle prospettive politiche questo è un indicatore da tenere sotto stretta osservazione, data alla posizione espressa nel programma elettorale dell’attuale governo locale sul “consumo di suolo zero”. Per contro, si osserva un balzo in avanti nella graduatoria per la realizzazione di isole pedonali (Varese passa dal 51mo al 10mo posto) mentre continua l’effetto paradosso di un Comune che dovrebbe essere uno dei maggiormente dotati di alberi per abitante e che invece addirittura peggiora la sua performance e perdendo 14 posizioni rispetto allo scorso anno. Lo stesso dicasi per il verde urbano (peggiorato rispetto al 2020) e il basso ricorso alle fonti rinnovabili per le quali c’è ancora molto da fare (67ma posizione). Rispetto alla quantificazione del verde urbano è utile verificare le modalità di definizione ed eventualmente aggiornare il calcolo.





 

Qualità dell’aria

La qualità dell’aria è contraddistinta da valori di PM10, Biossidi di azoto e ozono ancora troppo alti (Varese non si muove da anni, purtroppo, da metà/bassa classifica). E’ una situazione che sta tendendo a cronicizzare negli ultimi anni e che richiede interventi strutturali relativi alla mobilità urbana ed extraurbana.


Acqua

Il settore idrico (parliamo di consumi per abitante e capacità di depurazione) resta un elemento decisamente critico. La media dei consumi non riesce a diminuire, e resta da due anni intorno ai 180 litri di acqua a giorno per abitante dopo un periodo in cui i consumi erano decisamente più bassi. E’ probabile che questo sia anche dovuto alle perdite della rete acquedottistica, su cui è possibile programmare interventi di manutenzione straordinaria.



 

Mobilità

Per la mobilità osserviamo un dato contrastante, in quanto da un lato si deve dare atto all’amministrazione locale di aver aumentato l’offerta (che porta Varese a salire di 14 posizioni) ma la cittadinanza usa meno il trasporto pubblico che nel passato (Varese perde 13 posizioni), dato su cui riflettere e su cui interrogarci se le risorse sono state incanalate nelle scelte giuste. Anche perché il tasso di motorizzazione (auto per 100 abitanti) indica un uso piuttosto massiccio. Per le piste ciclabili Varese è ancora tra i fanalini di coda rispetto alle Provincie del Nord Italia. Secondo alcune recenti statistiche le 10 città più ciclabili del Nord Italia offrono da 1,14 metri/abitante (Ferrara) a 0,46 metri/abitante (Venezia). Seguendo lo stesso criterio di metri per abitante Varese dovrebbe poter godere di diverse decine di chilometri di tracciato cittadino, aspettativa ancora molto lontana dal realizzarsi.


Rifiuti

Anche in questo settore esiste un dato contraddittorio, posto che migliora il quantitativo medio di rifiuto prodotti rispetto al 2020 (476 kg/abitante, che porta Varese alla 39 posizione) ma peggiora la capacità di incremento della raccolta differenziata, dove si perdono ben 20 posizioni seguendo un trend in peggioramento già iniziato qualche anno fa.




 

Molti aspetti, pur se appartenenti a categorie diverse tra loro, sono intimamente correlati. Il fatto che non si stia investendo quanto serve per il maggiore ricorso alle fonti rinnovabili, un eccesso di giorni di superamento dell’ozono, un utilizzo di autovetture che ancora è eccessivamente alto accompagnato a uso del mezzo pubblico più basso nonostante gli investimenti effettuati impongono una riflessione integrata a cui va risposto con un maggiore investimento nel comparto energetico per scuole, edifici pubblici e privati ed offrendo un’alternativa alla veicolazione tradizionale con la mobilità sostenibile. Così come gli inquinanti ambientali, che sono ancora alti, devono esser combattuti con un’alternativa fattibile alla veicolazione convenzionale e con un ricorso a un incremento del verde, sia in termini di alberi per abitante ma più generalmente con un intervento sul verde pubblico molto sostanziale e sostanzioso, data la capacità di assorbimento degli inquinanti da parte della vegetazione.

Altri settori non sono così collegati orizzontalmente (acqua, rifiuti) ma anch’essi destinatari di necessari miglioramenti, non tanto perché Varese è lontana dalle medie nazionali ma in quanto ha dimostrato negli anni di saper e di poter fare molto meglio.

Quindi i dati che sono stati raccolti nel rapporto aiutano certamente ad individuate i settori dove investire prioritariamente con mezzi legislativi convenzionali e che riguardano l’Energia sostenibile, l’Edilizia, la Mobilità, la Gestione dei rifiuti. E questo pertanto significa mettere mano agli atti che il Comune utilizza regolarmente per implementare le azioni del settore: Piano del Governo del Territorio, Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima, Piano per il Verde, Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile, Piano per la gestione e il ciclo dei Rifiuti.

Vero è che la coalizione che ha consentito la riconferma del sindaco a guida del Comune ha adottato recentemente o ha in itinere una serie di interventi importanti i cui effetti andranno monitorati nei prossimi mesi: parlano dell’attuazione del nuovo Piano d’Azione per l’energia sostenibile ed il clima per diventare a tutti gli effetti una città che produce un quantitativo di inquinanti minore e possa rispondere prima e meglio agli eventi climatici estremi. Ma anche della modifica del Piano di Governo del territorio con l’inclusione del Piano del Verde, che da un lato possa sancire – come detto in apertura – il concetto di consumo di suolo Zero, e dall’altro possa rappresentare la base per la progettazione di tutte le iniziative nei settori chiave (urbanistico, ambientale, infrastrutturale e paesaggistico). Anche il Piano Urbano di mobilità sostenibile (che i Verdi vorrebbero davvero vedere rivisitato, e maggiormente orientato a nuove alternative di mobilità sostenibile piuttosto che alla fluidità del traffico) recentemente approvato andrà in applicazione graduale d’ora in poi. A questo si deve aggiungere il nuovo Piano per il ciclo dei rifiuti, che andrà in attuazione l’anno prossimo e che ci auguriamo possa risolvere non solo i problemi di produzione di rifiuto pro-capite, ma anche quello di gettare le basi per una inziale progettazione in termini di economia circolare.

Pertanto, dovremo monitorare con attenzione l’attuazione nella pratica dei Piani che sono stati approvati e quelli che saranno approvati a breve. Su alcuni aspetti il Comune ha già individuato alcuni obiettivi a corto/medio termine: investimenti nell’edilizia scolastica con la riclassificazione di 10 scuole a nZEB, interventi su edifici comunali per uso di fonti rinnovabili e facilitazione per privati, incentivi per la mobilità elettrica.

Tutti obiettivi e piani assolutamente coerenti con il PNRR, peraltro, che prevede interventi per incrementare la quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili (incremento di 500 GW a livello europeo entro il 2030 di cui il 40% entro il 2025), per la ristrutturazione degli edifici pubblici e privati migliorandone l’efficienza energetica attraverso l’isolamento termico, gli impianti di riscaldamento e raffreddamento e l’autoproduzione di elettricità, per dare maggiore impulso alla mobilità sostenibile (a livello comunitario si programmano tre milioni di punti di ricarica per auto elettriche e 1.000 stazioni di rifornimento a idrogeno). Per non parlare degli interventi a sostegno della piena sostenibilità ambientale – il che significa anche miglioramento della gestione dei rifiuti e conseguentemente implementazione dell’economia circolare -, la difesa della biodiversità e il rafforzamento della gestione delle risorse naturali, a partire da quelle idriche.

Pertanto, crediamo che la sfida sia abbastanza epocale. Si deve intervenire in modo prioritario nei settori che il rapporto Ecosistema urbano ha individuato come deficitari o tendenti al peggioramento, facendo ricorso a fondi che il Governo sta gradualmente rendendo disponibili.

In ballo ci sarà sicuramente una sfida da un punto di vista gestionale, manageriale ed organizzativo, aspetti senza i quali i risultati necessari per salire nella graduatoria di Ecosistema urbano non arriveranno.


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